TREVICO
Con i suoi 1024 metri d’altezza, il comune di Trevico si staglia sulle montagne alla destra del fiume Ufita e assurge al ruolo di “tetto d’Irpinia” per la sua posizione elevatissima. Coi suoi verdeggianti boschi offre la possibilità di percorsi di trekking d’estate e godibilissimi soggiorni in mezzo alla neve d’inverno. Ricchissimo di panorami mozzafiato, si ricordano il belvedere Sant’Antonio, il Balcone ed il Castello, con veduta fino al Vesuvio e al Gargano di Puglia. Bellissimo il bosco Castello-Bocche, che rientra nella Zona di Protezione Speciale, ricco di aree naturalistiche e sorgenti della Baronia. La storia di Trevico ha origini millenarie, circa II millennio a.C., come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nel luogo e conservati ora nella Villa archeologica. Il paese è altresì citato da Orazio nella notissima satira che narra il suo viaggio da Roma a Brindisi nel 37 a.C. al seguito di Mecenate. Incerta l’origine del nome. Per alcuni si rifarebbe ai reperti rinvenuti nell’area della Cattedrale dell’Assunta, dove sorgeva un tempio pagano dedicato alla Dea Trivia, da cui il borgo mutò il nome “trivici”. Maggior credito sembra avere, invece, l’ipotesi secondo cui il nome sarebbelegato al latino “tres vici”, ovvero tre villaggi, da cui deriverebbe “trivicum”, o semplicemente “vicum”, usato in epoca medioevale. Proprio nel medioevo, Trevico raggiunse il massimo splendore sotto la Baronia di Vico, in quanto centro fortificato, posto a difesa dei territori circostanti. Delle tre vie d’accesso tramite cui si accedeva al borgo da San Sossio, Vallata e Vallesaccarda, rimane Port’Alba, risalente al ‘500. Realizzata durante la dominazione aragonese, si trova a nord-est del paese ed è anche detta Porta Jacovella. Nella parte superiore della struttura vi sono tre stemmi nobiliari, tra cui quello del ramo dei Loffredo di Vico, feudatari di Trevico dal XVI al XIX secolo. I ruderi del castello medioevale si trovano nel punto più alto del borghetto e sono circondati da un fitto boschetto dalle gioiose stradine. Sede vescovile per circa un millennio, probabilmente dal 1058, Trevico custodisce una bellissima cattedrale dedicata all’Assunta e al santo patrono della città, Sant’Eupilio, le cui spoglie sono ivi conservate. Al di sotto della cattedrale ma con ingresso indipendente, è presente una cripta con un portale gotico datato 1409. Durante il restauro sono state rinvenute due statue lignee della Madonna della Libera, risalenti al XIV. La cripta presenta tracce di affreschi attribuiti ad allievi di Giotto, oltre che numerose opere d’arte sacra. La sua posizione orientata verso est riconduce a simbolismi legati alla luce e ad un forte spiritualismo. Di fronte la cappella si erge un secolare tiglio, in passato centro nevralgico della politica del luogo e dove vennero impiccati alcuni briganti durante l’unità d’Italia. Altri edifici religiosi sono la Chiesa di San Rocco, una cappella voluta dalla famiglia di Gallicchio, la Chiesa Dell’Addolorata, la Chiesa di San Vito, cappella gentilizia della famiglia Petrilli, la Chiesa di Sant’Euplio e Santa Lucia. All’interno del centro storico troviamo Palazzo Calabrese e Palazzo Scola. Ricco il panorama gastronomico: prosciutto di Trevico, caciocavallo podolico, produzione di qualità di castagne, patate e ceci. I piatti tipici si rifanno alla tradizionale macellazione del maiale: lagane con corposo sugo di fagioli e cotica, orecchie e piedi essiccati e con la verza e cotechini ottenuti con le interiora del prezioso animale.
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